F(or)ever

Venerdi, Sabato e Domenica. Tony Manero è un dilettante. Quest'anno ho una fidelity card con la febbre. Non faccio in tempo a vantarmi di aver steso uno streptococco e a passare al sesto kyu dell'Aikido (yeeeah!) che sono di nuovo a terra.
Che succede?
Non ne ho idea. Da gennaio è la quarta volta che mi becco la febbre. In sei mesi mi sono ammalato di più che negli ultimi dieci anni porca miseria. Il guaio è che non sono mai febbroni da cavallo ma superata la soglia dei 38° diventa difficile distinguermi dalla Sacra Sindone.
Non voglio allarmare nessuno, tantomeno me stesso ma qui urge un esame del sangue e un pò di controlli di quelli che non si fanno mai. Facciamoli, vediamo cosa esce fuori.
Tra le motivazioni per cui è nato questo blog, il bollettino medico non era neanche lontanamente presente. Spero questa sia l'ultima volta che scrivo di weekend passati a letto davanti alle serie tv.

Ecco. Appunto. Finita la prima stagione di Lost ed iniziata la seconda. Resto della mia: i personaggi parlano tra loro in modo completamente insensato. Con un paio di uscite mi è calato pure il buon John Locke.
La botola, i numeri, Desmond...boh. E l'ultimo episodio diviso in 3 (tre!) lunghissssssime lentissssssime parti...e cicciobello Hurley a cui spettano i siparietti comici che fanno tanto Nando Martellone di Boris...che tristezza.
Il mio problema con le serie tv è che...come dire...io le idealizzo.
Non mi viene un termine migliore, in sostanza è come quando uno si innamora e non vede più i difetti (o è pronto a qualsiasi cosa pur di minimizzarli e giustificarli).
Beh, con Lost non mi succede proprio. Non riesco ad abbandonarmici come si deve. Non ci credo.
Tutt'altra musica invece con il riscoperto Dirty Sexy Money di cui avevo visto solo il pilota mesi fa e che ho gustato in questo ennesimo weekend di paura.
Una serie che vale la pena gustare in lingua originale anche solo per lo spettacolo che regala il grande Donald Sutherland.
Nonostante qui si parli dei capricci improbabili di un'altrettanto improbabile famiglia di miliardari, nonostante il faccione di Peter Krause mi avesse gia abbondantemente stufato in Six Feet Under, il nocciolo della questione è sempre lo stesso: i dialoghi.
Qui sono costruiti ad arte e riescono a far apparire credibile un contesto altrimenti privo di ogni mordente.
Ovviamente questa è l'opinione di uno che ha amato Pulp Fiction per finire con il detestare Tarantino, di uno che dopo 20 minuti di Juno gia non ne poteva più di quel modo di parlare così dannatamente costruito.
Vabeh, oltre al bollettino medico, il blog non dovrebbe essere neanche un posto dove recensire serie tv e affini...insomma sto uscendo fuori tema.
Dovrei parlare di fumetto, anzi dovrei parlarvi di un fumetto e appena mi rimetto in sesto lo faccio. Giuro.
Tutto questo per dire: se scrivo dialoghi poco credibili, se qualcosa non quadra, ditemelo. Siate spietati o semplicemente onesti ma ditemelo, okay?

Parentesi
Ieri, vent'anni fa, moriva Andrea Pazienza e pur avendo letto parecchie sue cose non sono nessuno per scriverne. Preferisco onorare il ricordo di quell'uomo tormentato e pieno di talento con queste parole, scritte da Gipi appena l'anno scorso e corredate da una bellissima foto.
Chiusa parentesi.

In questo momento Ilaria sta suonando il piano e Leo la segue con i suoi "ghaa-ghaaa".
Ringrazio Michele per avermi ricordato quanto c'è di raro e indescrivibilmente prezioso in questa casa e vado a godermelo.

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