Il curioso caso di Benjamin Magnum


E' la storia di un uomo condannato eternamente a dimostrare di più dell'età che ha.

A 13 anni gli amici insistevano per mandarmi in edicola a prendere i pornazzi che a loro non avrebbero dato.
E' l'altezza, dicevano.
A 14, durante la ricreazione, se uscivo per prendere qualcosa da mangiare ma non avevo lo zaino con me, le cassiere mi davano del lei.
Sono i baffi, dicevano.
In diverse occasioni, che fossero di semplice cazzeggio o cose serie tipo i carabinieri, la data stampata sulla carta d'identità è stato l'unico mezzo con cui convincere chi avevo di fronte.
E oggi, a nove mesi dai trent'anni, una stagista me ne da "sicuro meno di quaranta", per poi aggiungere, esitando "Trentasei? Trentacinque?"
E' la barba, mi dice.

Stamattina, con gli occhiali "da riposo", mi sono visto riflesso sullo schermo di un computer e, per un attimo, ho avuto la sensazione di guardare una foto di mio nonno. Ricordo persino di quale foto si tratta. Era giovane, avrà avuto...quarant'anni.
E' la pelata, mi dico.

Non che la cosa mi ferisca particolarmente. E' solo che devo ancora capire bene come usarla a mio favore. (Salvo il periodo dei pornazzi in edicola, ovvio.)
Pensierino della sera: Dormi di più. Mangia più frutta.

Certo, arrivare ai 65 come il signore nella foto qui sopra non mi dispiacerebbe affatto ma di questo passo, alla sua età, non sembrerò più mio nonno. Sembrerò il suo.

E oggi, ragionando su questo, ho fatto caso ad un altro inequivocabile segno di invecchiamento.
Passare da grafico ad art director significa smettere di vedersi salutati via mail con un "a presto", quando non con un "bella".

Oggi mi salutano così:

WTING FEEDBACK ASAP, RGDS.

Che cazzo.


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