Le cose eccono.


Quando pranzi alle 3 sei uno che ha da fare.
Quando ti vesti mentre pranzi sei uno che ha parecchio da fare.
Quando scuoci la Garlofalo sei un cretino che ha parecchio da fare.

Pensavo di arrivare a 30 anni senza ma poi ho capito che è meglio dare la priorità alla sanità mentale piuttosto che allo spazio sulla scrivania.
Così ho comprato un planner settimanale.
Io che non sono mai stato tipo da agenda (cartacea o elettronica) e ho sempre combattuto contro l'entropia dei post-it, ho rischiato di implodere e così - apriti cielo - ho finalmente deciso di ascoltare il consiglio della consorte.
Anche la vita può rivelarsi migliore, quando dalla realtà rimuovi quella fastidiosa finestra in sovrimpressione che dice: "Attenzione. Spazio mnemonico insufficiente. Si consiglia un backup dei dati per scoraggiare quei quattro ictus che ti stanno aspettando dietro l'angolo".

Muovo i miei primi passi nel meraviglioso mondo del planning cosciente del fatto che ne vedrò i benefici solo a medio-lungo termine. Per ora, incastrare gli impegni settimanali in quelle caselle è piacevole quanto trascorrere il ferragosto al pronto soccorso.
Ma andiamo con ordine (ecco, appunto).

Scarsa, scarsissima capacità di concentrazione, ultimamente. E'una specie di autismo.
Compro il planner per le cose importanti e poi certi dettagli apparentemente insignificanti mi si fissano nella memoria come fossero marchiati a fuoco, ricollegandosi tra loro nei modi più assurdi.
Mentre progetto il packaging per i prodotti di un cliente mi scopro a pensare ad Ozymandias, al profumo di Veidt e a quanto sia terribilmente anni '80 l'accostamento oro/viola del suo costume.
E ore dopo rintraccio l'origine di quel flusso di pensieri, scoprendo un processo di associazioni mentali decisamente folle. Provo a descriverlo:
Un tipo in ufficio sta guardando divertito il mitico primo spot del Mac. Un'altro tipo passa dietro di lui e sospira: "ah, che nostalgia...".
Il sospiratore avrà al massimo 25 anni. Nostalgia de che, penso io. Nell'84 eri appena nato, imbecille. L'imbecille si chiama Adriano. Subito dopo, mi giro verso la mia scrivania e lo sguardo mi cade su una cartella colori per una collezione. Dalla pila di carta spuntano due campioni. Pantone 132c, Pantone 2602c. Oro e viola.
Ci ho messo mezza giornata a ricollegare tutto ma confesso una certa soddisfazione. Che poi la cosa sia un tantino inquietante è un altro discorso...

Da due settimane il mio culo viaggia in Hibryd Sinergy Drive. Quattropuntosette litri per cento chilometri. Quasi 29mila euri. Poi un giorno vi racconterò come ho fatto a pagarla la metà.
Al lavoro le urgenze sono direttamente proporzionali alla quantità di stronzate che volano nell'aria ma continuo a lottare per tenermi stretta l'indipendenza necessaria a sperimentare, competere e respirare.

Trovo un attimo per andare al cinema dove mi aspettano un Fincher flaccido e imborghesito e la sensazione che Eric Roth scriva le sceneggiature riempendo i campi di un file excel chiamato F_Gump.xls.

Nel frattempo (lo sto vedendo ora), sommando feed e posta arretrata arrivo a quota 728.
Giunto a 815, giuro che programmerò la sveglia con questa:


Anche scartando a priori il fancazzismo dei campioni di Facebook e le loro richieste ad iscrivermi ai gruppi per la salvaguardia della focaccia coi pinoli, resta un numero che non concede scusanti.
Quindi beh, smetto di chiedere scusa e invoco direttamente la pietà.

Leggo dall'hard disk esterno:
Heroes, Lie to me, Life, Lost, Trust me, United States of Tara e il tanto atteso live movie di 20th Century Boys sono tutti lì ad aspettarmi. Li guardo con quel misto di senso del dovere e disperato bisogno d'intrattenimento tipico del mio approccio alla serialità. Se vedrò la vecchiaia, la mia sarà demenza seriale.
Poi arrivano gli amici, quelli che ti capiscono davvero e che ti tendono la mano. E in quella mano c'è un dvd con tutte le stagioni di The Shiled e quattro film che - tanto per cambiare - ti sei lasciato scappare al cinema.
Poi uno dice che non andrà mai a letto con il portatile. 'Fanculo.

New entry degli ultimi giorni, una questione che s'impone con prepotenza su tutto il resto:
E' arrivato il momento di presentare la domanda per iscrivere Leonardo al Nido. E' confortante sapere che anche in questo caso c'è una certa inclinazione al paradosso.
Tornerò sull'argomento quando avrò il tempo necessario a trattarlo con l'attenzione che merita e solo dopo che avrò fatto quattro chiacchiere con chi gestisce la cosa nel quartiere.
Per ora penso che il termine pagliacciata possa rendere l'idea della mia posizione.

Le giornate sembrano tele di Pollock, dischi da deframmentare. Sposto cubetti colorati, unità di tempo.
Ma quando Ray Charles canta Hit the road, Jack, Leonardo gli risponde No mo', no mo', no mo', no mo' e allora va bene così.
Sta funzionando tutto a meraviglia.



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