Niente da fare. Ultimamente ho seri problemi con i titoli.





Sono qui che zoppico, con la camicia a brandelli e la fuliggine sul viso. Mi scrollo di dosso la polvere e ad ogni passo sento lo scricchiolio delle ossa, i muscoli che invocano pietà. Il cervello ha abdicato da un pezzo. Si è reso conto di non essere il più adatto a gestire la situazione e così ha lasciato pieni poteri all'istinto. Saggia decisione. E' grazie a lui se sono vivo.
Spero di ricordarmene quando lo vedrò tornare. Gli devo una birra.

Sto bene, mi dico. Ho solo disperatamente bisogno di una doccia.
Mi sono appena lasciato alle spalle due settimane di follia. Ho rinunciato a descriverle.
A pensarci così, di colpo, mi vengono in mente solo due parole: Delirium tremens.

Un blog non è altro che una non ben definita sfumatura di narcisismo e, diciamolo, per il narcisismo non c'è stato molto spazio ultimamente. Il riassetto lavorativo procede a tratti. Alti e bassi. Anzi, ad essere sinceri, altissimi e normali. Bassi per ora non ce ne sono, il che mi impedisce di dedicarmi al passatempo più amato dagli italiani, la lamentela.

Le feste se ne sono andate lasciandomi la porta di casa mezza scassata, il forno fuori uso e un occhio nero. Niente male come inizio per questo duemilanove.

Quello che succede a me è destabilizzante. Quello che succede intorno a me è indescrivibile.
E' indescrivibile da me che non ho le parole per farlo ma è assolutamente descrivibile per John -calottacranicachescottacomeroccialavica-Berger, uno che dovrebbe essere ibernato e consultato dalle generazioni future. Altro che il Professor Shiba.
Ottantatre anni e ancora illumina e incanta come pochi al mondo. Il suo One message leading to another, reperibile su Internazionale del 27 dicembre, è semplicmente indispensabile.
E ora che ho nominato Internazionale mi viene in mente anche lo splendido articolo su Oesterheld (sempre nell'ultimo numero del 2008) e tornano i brividi...

[Si avvisano i gentili lettori che per cause di forza maggiore derivate da eventi catastrofici messi in moto da un marmocchio di appena 19 mesi, il post è stato bruscamente interrotto. Il testo che segue è stato scritto dopo un intervallo di circa quaranta minuti. Ci scusiamo per il disagio arrecatovi e ci auguriamo di riavervi presto a bordo nonstante questo calcio in culo alla continuity.]

Ho scoperto una cosa di me che non sapevo. Se sono con qualcuno che assomiglia a qualcun altro, finisce che mi comporto come se davvero davanti a me ci fosse quel qualcun altro.
Più la somiglianza è evidente, più la difficoltà a relazionarsi con la persona in questione in modo normale aumenta.
Esempio pratico. L'altro ieri ho conosciuto Jeremy Irons.
Ero intimidito da un barista di Via Galvani perchè una parte di me era convinta di trovarsi al cospetto di Padre Gabriel. Sentivo persino le note di Morricone.
Mi è capitato diverse volte ma solo ora sto cercando di analizzare cosa mi succede di preciso.
Vi assicuro che al di là della piacevole sorpresa iniziale non è una bella esperienza. Il tipo in questione se ne accorge presto (ed è incredibile come certi sosia conducano una vita tranquilla totalmente ignari dei loro cloni ricchi e famosi) e tu inizi a leggergli negli occhi una certa perplessità.
Probabilmente sta pensando "ma che problemi ha 'sto disadattato?" e vorresti dirglielo ma la cosa che più ti terrorizza non è tanto l'idea di uscirtene con un patetico "ma lo sa che lei è identico a X?" quanto il sospetto che la risposta sarà qualcosa come "Ah, si?" (sorriso ebete) "E chi cazzo è X?"

A 300 metri da casa Joe Pesci fa una buona pizza. Buona ma non ottima quanto quella di M. Night Shyamalan sul viale principale, a due passi dal tabacchi gestito da Mel Gibson e subito prima del chiosco dove Kathy Bates vende fiori con il marito Ben Kingsley.
Se vuoi mangiare davvero bene, però, devi spingerti nel quartiere vecchio, nella piazzetta dove John Malkovich ha aperto da poco un'edicola. La pizzeria è proprio lì di fronte. Spesso ci trovi Vincent Cassell con la sua comitiva di professionisti del cazzeggio. Entra pure e chiedi di Boris.
No, non è un pesce rosso. E' un fottuto russo che non muore mai.


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